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Paura del vuoto, addio!

La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare, cantava Jovanotti. Sta di fatto che quando soffriamo di vertigini nel nostro corpo succedono una serie di cose e abbiamo la sensazione di paura, che ci impedisce di fare le cose che vorremmo fare. La stessa cosa succede nel mondo del lavoro, per esempio nel mondo delle start-up: persone creative e piene di risorse sviluppano un progetto con grande entusiasmo e dedizione, ma poi quando è il momento di programmare il lancio compaiono improvvisamente mille ostacoli e sentono il bisogno di rivedere alcuni aspetti, provare altre soluzioni, migliorare ancora… e rimandano. Nel gergo del coaching, si chiamano sabotaggi.

A maggio di quest’anno, a una riunione coi colleghi si parlava di un viaggio in California in programma per novembre. Era un viaggio di lavoro, certo, ma già che voli fin lì vuoi non aggiungere un paio di giorni di vacanza? Così, ognuno faceva le sue proposte… quando a un certo punto Gianni salta su e dice “io voglio fare lo Skywalk, andiamo allo Skywalk!”, entusiasmando tutta la sala riunioni. Io non ne avevo mai sentito parlare, e sorridendo chiedo di più… Gianni mi spiega che è una passerella con il pavimento di vetro che si sporge sul Grand Canyon, su cui si cammina e si gode di una vista mozzafiato anche guardando giù, tra i propri piedi… mi sento gelare. E dentro di me penso: “la vista mozzafiato ce l’hai dovunque, quando sei al Grand Canyon, che bisogno c’è di camminare su una lastra di vetro con oltre 1200 metri di vuoto sotto i piedi? Uffa, queste persone che hanno bisogno di adrenalina! Vabbè, tanto io non lo farò, non devo dimostrare niente a nessuno”… e invece l’ho fatto. E mi è piaciuto un sacco.

Perché vi racconto questa storia? Perché il mio approccio di coaching fa riferimento all’Inner Game, in sintesi quel “gioco” costantemente in atto tra varie parti della nostra mente, e così ho voluto fare un esperimento … e voglio condividerlo perché mi ha sorpreso quanto è stato facile, dire addio alle vertigini!!!

Prima di entrare nel vivo dell’esperimento, una piccola premessa teorica. L’essere umano percepisce il mondo attraverso i sensi, ognuno ne ha uno prediletto. Ci viene insegnato che i sensi sono 5 (secondo Steiner sono di più), ma per questo esperimento focalizziamo l’attenzione su uno in particolare: la vista. Molto spesso, a soffrire di vertigini sono persone che percepiscono il mondo principalmente attraverso il senso della vista: quando parlano gesticolano molto, descrivono quello che stanno raccontando e lo sottolineano con il corpo, in particolare le braccia e le mani, ti aiutano a immaginare quello che stanno dicendo… perché loro l’hanno già immaginato, visto. Soprattutto, queste persone hanno un pensiero che corre veloce, è già oltre, più rivolto al futuro che al presente … appunto. Se ti trovi sull’orlo di un dirupo non è una buona idea immaginarti già oltre, sei d’accordo?

Dunque, chi mi conosce sa che non avrei perso l’occasione, e infatti ho deciso di sfidarmi con un esperimento di inner game e di fare lo Skywalk. Ed è arrivato il momento di raccontarvi com’è andata.

Dunque, dopo aver lasciato tutto negli armadietti e indossato le soprascarpe (non vorrai mica graffiargli il pavimento di vetro, eh?), eccomi pronta a mettere i piedi su quella passerella dal pavimento di vetro. Per prima cosa, il panorama che mi si apre davanti mi toglie il fiato e mi guardo intorno. Ad altezza occhi. Canyon dalla sommità piatta, abbasso lentamente lo sguardo e vedo le stratificazioni, sono colorate, il sole li chiazza con le ombre delle nuvole, in fondo scorre il fiume Colorado, sinuoso e calmo… uno spettacolo della Natura. Chiacchiero con gli amici, i miei sensi registrano tutto, mi sto adattando, mi prendo il mio tempo e li lascio andare avanti. Poi abbasso lentamente lo sguardo e sento un brividino, leggero ma veloce, che mi sale dai piedi fino al cervello. Rialzo lo sguardo e mi reimmergo nella magnificenza della Natura, che mi calma. Riabbasso lo sguardo e vedo che sui lati della passerella il vetro è bianco, al centro è trasparente. Muovo un passo sul vetro bianco. Sento che sto avanzando verso il nulla, ma niente brivido, anzi, mi piace, mi affascina. Sento la voglia di volare. Guardo giù, verso i miei piedi, saldi sul pavimento di vetro bianco. Mi dico: “vai, Dani”. E sposto il piede destro sul pavimento di vetro trasparente. Brividone pazzesco! È velocissimo, mi sale dritto al cervello, tutto il mio corpo è all’erta, mi si rizzano tutti i peli, il cuore inizia a battere all’impazzata, non so se è paura, ansia, vertigine o quale altra sfumatura, chissenefrega delle parole, so solo che risposto immediatamente il piede sul pavimento di vetro bianco e alzo lo sguardo verso la Natura, che mi calma il respiro e il corpo. Interessante, vero? Basta che io sposti il piede dal vetro bianco al vetro trasparente, e quest’unica variabile innesca nel mio corpo una reazione di sopravvivenza… lo sperimento altre 2-3 volte, stessa reazione con intensità decrescente: la mia mente sta registrando anche altro, entrano in gioco il senso del tatto, l’equilibrio, il senso nello spazio. Mi sto dicendo: “pensa te, il materiale che ho sotto i piedi è lo stesso, solo che quello sotto il piede sinistro non permette di guardare attraverso, quello sotto il piede destro sì… ma è sempre pavimento! E se chiudessi gli occhi?” Chiudo gli occhi, e sento il pavimento, solido uguale sotto i due piedi. Sempre con gli occhi chiusi, piano piano mi sposto con entrambi i piedi sul pavimento di vetro, tasto coi piedi e il mio corpo mi conferma che è ugualmente solido. Apro gli occhi, guardo giù, il brivido si innesca ma si smorza subito, lasciando il posto all’affascinazione. Che mattacchione, quello che ha inventato questo giochino!!! Inizio a camminare sul vetro trasparente, al centro della passerella, sento che il brivido ci prova, a salire, ma prevale il senso di meraviglia e divertimento… ho la sensazione di avere un barman dentro di me che si diverte a shakerare un bel cocktail di adrenalina, dopamina ed endorfine! Raggiungo gli amici, salto, inizio a correre, corro avanti e indietro un paio di volte, gli altri turisti mi guardano della serie che ce n’è di gente strana, al mondo, ma non mi importa niente, mi sento come una bambina al luna park!

“Soffro di vertigini” è il modo con cui diciamo che abbiamo paura del vuoto fisico, ma quante altre volte abbiamo paura di fare un salto? Nel lavoro, per esempio. Gli imprenditori ne sanno qualcosa: sanno benissimo cosa devo fare, l’hanno letto, l’hanno immaginato, se lo sono sentito dire, se lo ripetono da soli… eppure quanti sono quelli che si lanciano davvero? Gli imprenditori che sono riusciti a creare una loro attività e la portano avanti con successo sono allenati nell’inner game, e come dice Tim Gallwey, padre del coaching moderno, “quando vinci il gioco dentro di te è molto probabile che vincerai anche il gioco fuori di te”. Non so se soffri di vertigini anche tu, ma certamente conosci qualcuno che ne soffre, in senso letterale o più ampio… quali spunti ti ho offerto, condividendo la mia esperienza?

Dedicato a Marina.

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